Ci sono luoghi che apparentemente sembrano abbandonati e per trovarli devi percorrere per chilometri e chilometri una lunghissima strada sconnessa, un rettilineo infinito che si affaccia a perdita d’occhio su campi coltivati e colonie di nutrie fameliche alla ricerca di cibo. Sono luoghi quasi sconosciuti, sono fuori dalle rotte del traffico sincopato dei fine settimana estivi con persone in cerca di spiagge, sole, mare, fuochi fatui ed emozioni effimere. Eppure non è così, nei giorni grigi e nebbiosi, quei giorni in cui il cielo e il mare si fondono come piombo togliendoti la visuale, ma dandoti l’impressione di entrare in una anomalia, come attraversare la porta del tempo. E solo allora, se ti fermi ad osservare e ascoltare, la bruma che ti si poggia addosso ti parla e ti spinge con forza, te lo impone e in un soffio ti ritrovi catapultata in un’altra dimensione. Un mondo parallelo fatto di vento di maestrale, di mare, di salsedine e di respiri di vite presenti e passate che vogliono solo raccontarti le loro storie.